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Sabato, 27 Aprile 2024
L'analisi

Perché il centrodestra è convinto di aver già vinto le elezioni europee 2024

Il Partito popolare incoronerà a Bucarest Ursula von der Leyen. Le proiezioni lo danno in testa al voto di giugno, ma resta delicata la questione delle alleanze

In maggioranza nel numero di governi che guidano in Europa, alla testa di Commissione e Parlamento Ue e con i sondaggi a suo favore, il Partito popolare europeo inizia la mega-convention a Bucarest (oltre 80 i partiti presenti) fiducioso di avere già in tasca un'ampia vittoria alle prossime elezioni europee. Ma se i sondaggi al momento confermano le rosee prospettive del più importante gruppo politico dell'Unione europea, una serie di nodi stanno venendo al pettine già mesi prima del voto del 9 giugno. Varie forze, guidate dal tedesco Manfred Weber, stanno spingendo il Ppe tra le braccia dell'estrema destra di Giorgia Meloni (e forse anche Marine Le Pen). Altre figure, come il polacco Donald Tusk, resistono per tenere salda tra i popolari un'asse pro-Europa per evitare degenerazioni autoritarie come quelle viste in questi anni in Polonia e Ungheria. E l'Italia? Per la prima volta Forza Italia si presenta al congresso del Ppe orfana di Silvio Berlusconi. Spetta ad Antonio Tajani ritagliare un ruolo di rilievo, per non rischiare di "trionfare" come gruppo ma restare marginale al suo interno. 

L'agenda del Partito popolare

Meno Green Deal, più sicurezza, sostegno all'Ucraina e una mano tesa verso l'estrema destra. Questo il quadro generale in cui si svolge il 6 e il 7 marzo il congresso del Ppe a Bucarest, capitale della Romania. I popolari ribadiranno anche il loro sostegno al fianco degli agricoltori, come fanno da oltre un anno supportando le istanze dei grandi proprietari terrieri e degli allevatori. Il segretario generale dei popolari, il greco Thanasis Bakolas, in un'intervista ad Euractiv ha ribadito i pilastri del partito: europeismo, atlantismo e sostegno all'Ucraina.

In questo alveo saranno benvenuti sia i partiti di centrodestra che le future alleanze con l'estrema destra. Molti temono però che, nonostante i numeri, abbandonare l'alleanza coi socialisti in Europa con cui hanno governato sinora, costringerà il Ppe ad essere "ricattato" da forze conservatrici che mettono in discussione le fondamenta della solidarietà europea e dello Stato di diritto come Vox in Spagna, l'Alleanza per la Germania (Afd) e il Rassemblement National di Marine Le Pen. Quest'ultima da vari anni ha avviato un restyling in chiave moderata del suo partito, ma se a giugno verrà confermato l'oltre 30% di voti previsti potrebbe decidere di "tornare alle origini" una volta all'Eurocamera.  

La presidente tedesca 

Al Romaexpo, nella periferia nord di Bucarest, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen si presenterà come la guida del principale gruppo politico europeo. Il 7 marzo arriverà la conferma del suo ruolo come Spitzenkandidat, per il quale è l'unica candidata, diventando ufficialmente il volto dei popolari in vista delle elezioni europee del 2024. In caso di vittoria (data per scontata), la politica tedesca è destinata ad essere confermata per altri cinque anni come leader del governo Ue. Dietro le quinte si muovono però altre figure, interne ed esterne al Ppe. A seconda dell'esito delle urne muterà il peso di von der Leyen nei delicati equilibri europei. 

L'ombra di Weber

A Bruxelles alcuni considerano Manfred Weber il capo-ombra del governo europeo. Anche lui tedesco, l'attuale presidente del Ppe ha approfittato della pandemia e della guerra in Ucraina per far spostare sempre più a destra l'esecutivo Ue. Negli ultimi due anni ha tentato in tutti i modi di sabotare alcuni dei pilastri del Green Deal (voluto dal suo stesso partito ad inizio mandato), come la Legge sul ripristino della natura (senza riuscirci) e il regolamento sui pesticidi, stringendo un patto di ferro con l'estrema destra di Identità e Democrazia (il gruppo della Lega) e dei Riformisti e conservatori (dove siede Fratelli d'Italia). I risultati migliori li sta ottenendo nell'ambito della Difesa, dove dalle retrovie spinge costantemente per aumentare gli investimenti in armi e munizioni e per la creazione di un esercito dell'Ue. Alle scorse europee era lui lo Spitzenkandidat del Ppe, ma nonostante la vittoria venne fatto fuori. Al suo posto arrivò von der Leyen, fino ad allora sconosciuta ai più. Nonostante sostenga ufficialmente la collega e connazionale, è un sassolino che Weber deve ancora togliersi dalle scarpe.

Attrarre l’estrema destra

La strategia di Weber è quella di attrarre i partiti di destra ed estrema destra, che decidano di convergere su tre pilastri: pro-Europa, pro-Nato e pro-Ucraina. In Italia del partito popolare fa parte Forza Italia, ora guidato dal vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ma le proiezioni attribuiscano appena 4 seggi al partito fondato da Berlusconi. Per questo motivo in questi mesi i Popolari hanno provato a sedurre Giorgia Meloni, che di seggi dovrebbe ottenerne invece 25, lasciando però fuori la porta la Lega di Matteo Salvini. Pur sedendo tra le fila dei Riformisti e conservatori, l'appoggio della premier ingolosisce il Ppe, anche perché in Europa ha assunto un ruolo molto più "responsabile" di quanto non avesse dimostrato stando all'opposizione. Fuori da questo spettro restano invece i polacchi di Diritto e giustizia (Pis) e il partito Fidesz dell'ungherese Viktor Orban, in aperto contrasto non solo con Bruxelles ma con la sua stessa famiglia politica che ha finito con l'abbandonarlo. 

Oppositori e alleati di von der Leyen

Il sostegno per von der Leyen è incrinato dalla posizione dei Repubblicani francesi, che in una lettera inviata a Weber hanno formalizzato la loro contrarietà alla candidatura della politica tedesca. "Von der Leyen incarna la deriva tecnocratica dell'Ue ed è la candidata di Macron", ha scritto Eric Ciotti, presidente dei Repubblicani, che per altri impegni non sarà presente in Romania. Secondo le proiezioni, i repubblicani non riusciranno però a superare l'8% alle elezioni di giugno. Il loro peso rimane quindi molto limitato rispetto all'orientamento del Ppe. Ad appoggiare la leader tedesca c'è invece Donald Tusk, in grado di strappare dopo quasi un decennio la Polonia al dominio dell'estrema destra del Partito Diritto e giustizia, e riportando il Paese nell'alveo dell'europeismo e dello Stato di diritto. Un risultato che spinge Tusk a diventare più influente anche in ottica europea all'interno del suo partito, evitando che diventi la copia sbiadita dell'estrema destra.

Seggi e poltrone

Secondo le proiezioni di metà febbraio, alle prossime europee i popolari guadagneranno nuovamente il primo posto ottenendo 181 seggi al Parlamento europeo. Subito dietro dovrebbero piazzarsi i socialisti (dove siede il Partito democratico) con 140 seggi. L'estrema destra di Identità e democrazia (Lega) potrebbe guadagnare 92 eurodeputati, mentre i liberali dovrebbero averne 82. Il gruppo dei conservatori e riformisti, in cui si colloca Giorgia Meloni, secondo le stime otterrà 83 seggi. I Verdi si fermerebbero a 48, e i partiti di sinistra di The Left a 44. Con questi numeri il Ppe prevede di ottenere 12 o addirittura 13 leader di governo seduti attorno al tavolo del Consiglio europeo, e altrettanti posti per gli incarichi di maggior rilievo in Commissione, puntando a Difesa, Esteri, Ambiente, Commercio e Agricoltura. Insieme all'incarico alla guida della Commissione potrebbero riconfermare anche l'attuale presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola. In questo quadro (per loro) idilliaco i popolari dovranno stare attenti a non pensare così intensamente alle poltrone che li aspettano da dimenticarsi di dover convincere gli europei ad andarli a votare.

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